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LA CIVILTÀ DEL SOLE

3) LA CIVILTA' DEL SOLE

Civiltà del Sole 
di Antonio D'Acunto

<<...Il Sole pone perciò una fondamentale rottura, una radicale inversione radicale rispetto al percorso energetico passato dell’Umanità e del suo apice del Novecento: passare dalla concentrazione di potenza  alla diffusione capillare di centri di produzione. La rivoluzione necessaria  sta nella filosofia che lo spazio, la superficie del Pianeta, è la fonte fondamentale della energia per l'Umanità. Se per la sua casa, per la sua mobilità, per il suo  sostentamento, per le sue funzioni produttive, sociali e collettive, per ogni sua attività, l’Uomo si serve dello spazio,  perché  non deve servirsene (lo fa solo nella logica delle grandi concentrazioni)  anche per la risorsa prima, essenziale di tutte le altre attività: l’energia?
Qui sta la questione vera, di fondo, la sfida della Umanità per il suo futuro e quello del Pianeta. La domanda centrale che si potrebbe porre, ovvero il grande dubbio sulla credibilità e percorribilità di tale percorso, è tutta sull’ordine di grandezza dello spazio per l’energia rispetto alle altre funzioni. [...] Appare del tutto chiaro che la “inerzia” del sistema  materiale, ma anche immateriale del pensare comune, oggi esistenti, richiamano comunque anche  la ricerca di soluzioni capaci di
rispondere quali “alternative credibili” al sistema energivoro ed accentratore di  oggi. Di qui la necessità di attivarsi lungo tutte le prospettive del Solare, da intendersi sempre nell’accezione globale anche delle espressioni naturali del rinnovabile. [...]
 
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Con il solare, l’energia consumata oggi non ha alcuna conseguenza su quella  disponibile domani: è la differenza di fondo tra le fonti rinnovabili e non;  e sul piano della quantità  disponibile essa è illimitata. Ma per la sua diretta ed ineludibile correlazione, per il vincolo indissolubile che li lega, ha il suo limite nella limitatezza dello spazio fisico  del territorio, locale o planetario e nella necessità che tale spazio fisico abbia la migliore funzione possibile, per l’Uomo come per la  Biodiversità. La coscienza della preziosità della energia e  la conseguente razionalizzazione ed ottimizzazione della produzione e del suo uso costituiscono perciò un percorso fondamentale della Umanità e permeano la identità di una nuova Civiltà: la Civiltà del Solare.
Nella Civiltà del Solare, la Città  respira come da natura e  cresce la bellezza della sua immagine: scompaiono gli orrendi, rischiosi  e malsani scenari di raffinerie, depositi di combustibile,  megalitici impianti, ed  i tetti da semplici e spesso orride coperture diventano  luoghi verdi, rigeneratori di ossigeno, fonti energetiche. La campagna e l’agricoltura ritrovano l’identità perduta, generatrice e  non distruttrice di risorse. Cambiano urbanistica ed architettura del nuovo - casa, fabbrica, luoghi sociali - progettati  e costruiti per essere energeticamente
autosufficienti; contro gli  sprechi. Cambiano i materiali e le tecnologie impiegate; cambiano la mobilità ed il trasporto, privato e pubblico, riformulato sul solare e le sue derivazioni. Crescono, con la specifica tecnologia, la capacità rigenerativa di materia, il ricircolo, e la sinergia e la simbiosi anche funzionali, con la depurazione delle acque.
Un'identità nuova del lavoro e della sua
funzione sociale e collettiva trova nella rivoluzione del Solare una grande  centralità, un fondamentale riferimento per un immanentismo filosofico, ideale, progettuale, anche di nuova formulazione  economica.
Ll’intera economia si libera dai vincoli della dipendenza e dal ricatto del mercato del combustibile e delle fonti energetiche e lo scambio internazionale si attiva non sui vincoli della “bilancia commerciale” e sulla speculazione monetaria, ma             sull’interesse reciproco e solidale.
Le Comunità Locali, anche in identità semplici e familiari, diventano i Fattori delle Scelte, delle capacità di acquisire quella giusta energia, sufficiente per le loro necessità: di scambiarsela a “bassa tensione” per non restarne mai prive con le altre vicine, in una rete di comune, reciproco interesse.
 A regime, ai cittadini, alle famiglie, alle aggregazioni sociali e collettive, alle scuole, agli ospedali, ai luoghi di produzione e lavoro, arrivano “bollette”  dell’energia dove il costo del combustibile è sempre zero perché è la Natura che lo dona a tutti e sono da recuperare le  sole   spese di esercizio e manutenzione.
Nella Civiltà del Sole non hanno più ragione d’essere nè le lobbies nucleari, né le grandi guerre - militari, politiche ed economiche - per l’Oro Nero, il Gas Naturale ed i potenti magnati che le gestiscono. Immani  sono gli interessi ad essi legati ed immane è il sistema di ricatto, corruzione e di persuasione sulla insostituibilità dell’attuale sistema produttivo ed energetico. Questa è la ragione universale che impedisce la transizione e l’affermazione della Civiltà del Sole. >>
http://www.terraacquaariafuoco.it/sole/
civiltasole.html
 

La sfida della Biodiversità       
di Antonio D'Acunto

<<...La sfida ambientalista è perciò sicuramente a tutto campo: dalla ridefinizione del lavoro, come
costruzione dell’arricchimento dei valori della Umanità alla teoria ed alla prassi di una nuova economia  fondata sull’ecologia: ma l’avere scelto la Sfida della Biodiversità come  centralità della riflessione ...a cui riferire appunto
tutte le altre questioni assume una valenza simbolica eccezionale. Lo è innanzitutto per il dato di fondo dell’intendere stesso dell’Ambientalismo: non l’uomo al centro del Pianeta, ma la sua illimitata ricchezza di esseri viventi, animali e vegetali, dentro ai suoi scenari incommensurabili di paesaggi, di luci e di colori, L’Ambientalismo come filosofia e cultura della Biodiversità assume questa valenza ...della costruzione del futuro di un'umanità non tristemente e necessariamente infelice, sola in un inerte ed informe Pianeta, ma espressione nella infinita moltitudine delle sue espressioni e forme di Vita.
Ciò significa rapportare tutti i problemi del mondo di oggi, dall’insostenibilità dell’attuale sviluppo per disponibilità delle risorse e per capacità ricettive della Terra ai cambiamenti climatici, non solo
alla necessità inderogabile di un nuovo ordine economico, politico, sociale fondato su una nuova giustizia tra i vari Paesi e all’interno di essi, ma anche, ed  in maniera non secondaria, agli interessi generali degli altri Esseri viventi, della loro casa naturale, al volto stesso del Pianeta.
La sfida è immensa, perché si tratta di arrestare quello che sembra un processo sempre più irreversibile, e che nella sua irreversibilità richiama sempre più risorse, spazi vitali, che per la limitatezza del Pianeta, vengono necessariamente sottratte al resto del mondo vivente. La sfida congiunge indissolubilmente 
la concretezza degli atti, individuali, collettivi, di iniziative e di lotte col recupero di un umanesimo naturalistico, quale pensiero alternativo ad un pensiero tecnocratico-positivista, dogmaticamente chiuso sullo
sviluppo illimitato, sulla certezza della capacità della tecnologia di trovare soluzione ad ogni problema. La scienza e la tecnologia non solo non sono
categorie antitetiche ad un nuovo umanesimo, ma assumono rilevanza decisiva come percorso materiale per il suo perseguimento.
La sfida è immensa perché la realtà è profondamente diversa e soprattutto ogni impegno, anche di portata estremamente riduttiva e limitata rispetto alle grandi scelte, è disatteso.
Rispetto alla Convenzione di Rio del 92, il tasso di perdita della
Biodiversità ...non solo non si è ridotto secondo gli obiettivi prefissati, ma è ulteriormente cresciuto ed oggi è stimato intorno alla perdita
di 12mila specie all’anno...>
http://www.terraacquaariafuoco.it/
biodiversita/assembleavas.html

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 Biodiversità

<< Che cos’è la biodiversità e cosa racchiude il significato del termine?  Dalla definizione più breve e sintetica a quella più complessa e articolata.
La biodiversità in poche parole:
La biodiversità è la diversità della vita.La diversità della vita è a sua volta scindibile in tre sottolivelli:
- diversità degli ecosistemi (ambienti naturali quali acque,boschi, spazio alpino...)
- diversità delle specie (animali, piante, funghi,microrganismi);
- diversità del patrimonio genetico (razze o varietà di specie selvatiche e domestiche)
Un quarto livello è costituito dalla  biodiversità funzionale, ovvero dalla diversità delle interazioni che si esplicano all’interno e fra i tre livelli.
La biodiversità nel diritto internazionale
Nell’articolo 2 della Convenzione sulla diversità biologica (CBD, Convention on biological diversity) la diversità biologica – o, in breve, la biodiversità – è definita come: «la variabilità degli organismi viventi di ogni origine, compresi inter alia gli ecosistemi terrestri, marini ed altri ecosistemi acquatici e i complessi ecologici di cui fanno parte; ciò include la diversità nell’ambito delle specie e tra le specie e la diversità degli ecosistemi.»
http://www.biodiversita2010.ch/
it/capire/

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Un ambientalismo senza ambiente?  di Ermete Ferraro

<< In  una società dove tutto viene travisato e “geneticamente modificato”  dalla mistificazione della Neolingua del “Big Brother” mediatico, c’è da  meravigliarsi se si parte dalla ammissione della pesante impronta  ecologica dell’Uomo sulla Terra per giungere a conclusioni opposte?
Un ambientalismo senza l’ambiente è quello che deve caratterizzare l’era definita “antropocene” da chi ha già deciso che “la  Natura è finita”?   Ammetto di essere rimasto
piuttosto colpito da un  articolo di Bryan Walsh (editorialista di TIME e redattore del blog  tematico “Ecocentric”) pubblicato sul numero del 12 marzo scorso di  quella nota rivista.  Visto il titolo (“Nature is Over” ovvero “La
Natura  à finita”), di per sé eloquente, m’incuriosiva capire anche in che modo l’analisi della questione ambientale si
collocasse fra le “10 idee che vi stanno cambiando la vita”, cui era dedicato quel numero e la copertina di TIME.
 
[...] Ebbene, in mezzo a questi eterogenei “segni dei tempi” è inserito l’articolo in questione che, già nel titolo, lascia trasparire la nuova concezione dell’ecologia di cui l’autore sembra farsi profeta, partendo proprio da una spietata analisi di quanto l’umanità abbia già, drammaticamente quanto rapidamente, cambiato il volto del nostro pianeta. Nessun ecologista, in
effetti, può accusare Bryan Walsh di reticenza nel declinare i fenomeni che stanno lasciando una profonda ed irreversibile impronta antropica sulla Terra. Direi, anzi, che la sua pur breve analisi risulta ampiamente significativa e non lo colloca certo fra i ‘negazionisti’della tragedia ambientale e delle responsabilità del genere umano, di cui viceversa si mostra perfettamente consapevole.

In poche ma citabili righe, infatti, egli ci ricorda chePer una specie esistente per meno dell’1% dei 4 miliardi e mezzo di storia della Terra, l’homo sapiens ha certamente impresso il proprio marchio sul posto. Gli umani hanno un
impatto diretto su oltre tre quarti del suolo terrestre libero da ghiacci. Circa il 90% dell’attività degli impianti mondiali risiede ora in ecosistemi dove le persone giocano un ruolo significativo. Abbiamo estirpato le foreste originarie da gran parte del Nord America e dell’Europa ed abbiamo aiutato la spinta verso
l’estinzione di decine di migliaia di specie. Perfino nei vasti oceani, tra le poche aree del pianeta disabitate dagli umani, è stata avvertita la nostra presenza, a causa dell’eccessiva pesca e dell’inquinamento marino. Attraverso i
fertilizzanti artificiali – che hanno drammaticamente accresciuto la produzione
alimentare e, con essa, la popolazione umana – abbiamo trasformato ingenti quantità di azoto da gas inerte nella nostra atmosfera in principio attivo nel nostro suolo, il cui deflusso ha creato enormi zone acquatiche morte nelle aree
costiere. E tutta l’anidride carbonica che emettono gli oltre 7 miliardi di esseri umani sulla Terra sta rapidamente cambiando il clima e sta alterando la natura stessa del pianeta. Dopo questa spietata requisitoria sul devastante impatto umano sull’ambiente
naturale ci saremmo aspettati una sonora predica ecologista ma, come sospettavo, l’articolo assume improvvisamente una piega ben diversa. La nuovastrategia delle potenze economico-politiche che decidono le scelte economiche mondiali, a quanto pare, non è più (o quanto meno non è più solamente) quella
di negare spudoratamente ogni responsabilità del cosiddetto “sviluppo umano” nella distruzione degli ecosistemi. Ormai da qualche tempo, infatti, l’orwelliana Neolingua ci sta abituando ad un’operazione psicologico-comunicativa più sottile ed insidiosa. Basta smontare le contestazioni dei soliti “protestanti” modificando il senso stesso delle parole e rimodellando i concetti a proprio uso e consumo. Che si tratti di spedizioni belliche che diventano “missioni umanitarie” oppure dell’azzeramento delle garanzie dei lavoratori spacciato per “lotta alla precarietà”, il Newspeak di chi decide sulle nostre teste – forte della complicità dei media e della
pigrizia mentale di troppi che hanno rinunciato a pensare colla propria testa – appare costantemente improntato alla mistificazione, al travisamento delle idee, al capovolgimento del senso delle parole fondamentali...>>
CONTINUA A LEGGERE  
su: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=4328
INFO SUL 'PATTO DEI SINDACI'

Le tappe di una battaglia di...civiltà del sole


10.01.2013 > Il Consiglio Regionale della Campania approva all'unanimità

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14.12.2013 > Incontro pubblico alla II Municipalità

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15.05.2012 > Il Consiglio Comunale di Napoli delibera il suo appoggio alla Legge

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22/24.03.2012 > La Civiltà del Sole a 'Energymed'

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17.03.2012 > Convegno all'Univ. "Parthenope" -Na.

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20.02.2012 > Il Comitato è ricevuto dal Sindaco

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06.07.2011 > Assemblea alla II Municipalità di Napoli

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01.07.2011 > Presentazione di 13.500 firme in Regione

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13.06.2011 > Vittoria del referendum antinucleare

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Apr./Giu. 2011 > Raccolta di firme per la legge popolare

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Gen./Apr. 2011 > Incontri pubblici sulla Legge popolare

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