A Propulsione antinucleare...
Quindici anni di lotte ecopacifista di VAS per la
sicurezza
dei cittadini e la denuclearizzazione del Golfo di
Napoli
ERMETE
FERRARO (*)
1. Un po� di storia
La battaglia dei VAS per liberare il golfo e la citt� di
Napoli dal pericolo nucleare inizi� addirittura quando il circolo napoletano
dell�Associazione non era ancora nato. Gi� nel maggio del 1996, infatti, i responsabili
regionale e cittadino dell�associazione �Verdarcobaleno�
(D�Acunto e Ferraro, che in seguito costituirono VAS Napoli ed il Coordinamento
campano) avevano lanciato l�allarme sul grave rischio per la sicurezza e la
salute della popolazione civile, derivante dalla presenza di sottomarini
nucleari nella base NATO (COMSUBSOUTH) collocata nell�isolotto di Nisida, di
fronte a Bagnoli. [1]
In realt� la battaglia per la smilitarizzazione e
denuclearizzazione del territorio e del mare di Napoli era iniziata molto
prima, agli inizi degli anni �70, con la mobilitazione del movimento pacifista
napoletano, riunito intorno ad Antonino Drago [2],
allora docente di storia della fisica alla �Federico II� e leader delle lotte degli
obiettori di coscienza antimilitaristi per una difesa civile, sociale e
nonviolenta.[3] �E�
da l� che in buona parte deriva, confluendo nell�azione di VAS in Campania, lo
spirito ecopacifista che l�ha contraddistinta, arricchendo l�ecologia sociale,
da sempre suo elemento costitutivo, con l�impegno per la difesa del territorio
e dei suoi abitanti dalla minaccia nucleare.
Risale al 2001 la prima presa di posizione ufficiale dei VAS
napoletani contro l�ingombrante e pericolosa presenza della portaerei nucleare
USA �Enterprise� nel porto di Napoli,
ripresa dai media locali [4].
Le proteste pubbliche contro l�indifferenza del Presidente della Regione Campania
e del Sindaco di Napoli � responsabili della protezione del territorio e della
salute dei cittadini � si sono susseguite negli anni successivi, ma tutti gli
appelli dei VAS alle autorit� competenti sono stati regolarmente disattesi ed
anche i media non hanno sempre
pubblicizzato la loro denuncia.
Solo tre anni dopo, nel 2004, fu ancora una volta solo un
quotidiano di destra a riportare le motivate proteste degli ecopacifisti
napoletani contro la minacciosa presenza di fronte al Maschio Angioino di ben
due portaerei americane (la �Enterprise� a febbraio e la �Truman� a luglio). [5] .
Gi� dal 2001, del resto, il coordinamento dei circoli
campani di VAS aveva promosso l�originale iniziativa denominata �Festa della
Biodiversit�� (che si � svolta a Napoli per quattro anni), ribadendo anche in
quella sede che la cultura della biodiversit�, naturale o culturale che sia,
passa comunque per un modello di sviluppo alternativo, rispettoso della natura
ma anche equo, solidale e pacifico. Ed � proprio in tale ambito che il
supplemento speciale alla rivista �Verde Ambiente� del 2004 pubblic�, tra gli
altri, l�articolo di Ferraro �Quale
ecopacifismo?� [6]
�In questo saggio, infatti, era chiarito
perch� questo termine non pu� essere ridotto ad una semplice somma di due
grandi idealit�, ma deve piuttosto proporsi come una sintesi organica, da cui
scaturisca un modello di sviluppo alternativo, che rifiuta la violenza ed il
dominio come propri elementi costitutivi.
Negli anni successivi l�intervento di VAS Campania ha
affiancato quello di altre organizzazioni - come la sezione napoletana di �Pax
Christi� [7]
e soprattutto il �Comitato Pace Disarmo della Campania� [8] � nella lotta contro la
militarizzazione del territorio regionale e cittadino e per fare del
Mediterraneo un mare di pace.[9]
Dal 2007 ad oggi si sono susseguite le prese di posizione
degli ecopacifisti di VAS contro l�ampliamento del Quartier Generale delle
forze aeronavali della US Navy a Capodichino (Napoli) e contro la collocazione,
ancora una volta a Napoli, del nuovo comando militare USA relativo all�intero
continente africano (AFRICOM).� Nel
febbraio del 2009, infine, VAS ha lanciato ancora una volta un allarme sul
rischio nucleare, in relazione allo scontro di due sommergibili nell�Atlantico,
riproponendo pubblicamente la denuclearizzazione del porto di Napoli. [10]
Nell�aderire al Coordinamento Campano per il No al Nucleare
(C.C.N.N.), infine, VAS ha chiarito ancora una volta lo stretto legame che
intercorre tra il c.d. �nucleare civile� e quello militare, facendo esplicito
riferimento anche all�emergenza nucleare relativa alla presenza di natanti a
propulsione atomica nel golfo di Napoli. [11]
L�ultimo atto dell�azione di VAS su questo terreno (7
dicembre 2010) � la nostra richiesta ufficiale al Prefetto di Napoli, finalizzata
ad avere accesso al �Piano Provinciale di emergenza esterna dell�Area
Portuale�, nell�eventualit� d�incidenti a natanti a propulsione nucleare,
transitanti o alla fonda nella baia di Napoli. L�istanza, a firma di Guido
Pollice - Presidente Nazionale di VAS � fa seguito ad un�analoga richiesta del
Comitato Pace, Disarmo e Smilitarizzazione � Campania, cui VAS aderisce a
livello regionale, e ne ribadisce la legittimit�, trattandosi di atti
concernenti la sicurezza dei cittadini e la tutela dell�ambiente. Ancora una
volta, infatti, VAS insiste sulla necessit� di trasparenza sui piani di
emergenza elaborati e sulla loro effettiva incidenza ed efficacia.[12]
Prevedibilmente, la risposta della Prefettura di Napoli,
dopo 15 giorni, � stata evasiva e scontata: il richiedente deve indicare di
quali parti del piano provinciale vorrebbe copia, tenendo ovviamente conto che
parte del documento � stato �classificato� come soggetto al segreto militare.
La replica di VAS sar� netta, affinch� sia chiaro che la
nostra associazione e le altre organizzazione della rete pacifista non si
fermeranno finch� la popolazione napoletana non avr� ricevuto � come peraltro
le spetta per legge - un�informazione reale, completa ed esplicita sui rischi
previsti e sulle misure di protezione civile predisposte per fronteggiarle.
2. Il pericolo nucleare sopra e sotto
il �mare nostrum�
Negli ultimi anni la presenza dei natanti a propulsione
nucleare nel golfo di Napoli � diventata un po� pi� discreta. Chi non �
giovanissimo ricorda per� che l�arrivo di una gigantesca portaerei statunitense
nel porto � stata spesso accolta come un grande evento, quasi come
un�esibizione da visitare. Migliaia di persone, fra cui studenti, facevano allora
pazientemente la coda per visitare, stupiti, quelle centrali atomiche
galleggianti, con i loro bei bombardieri allineati sopra... Eppure si tratta di
una formidabile fabbrica di morte e, soprattutto, di una fonte di gravissimo
rischio per la sicurezza e la salute di chi abita in quella citt�, che dal
dopoguerra non si � mai liberata dall�ingombrante �protezione� degli
ex-alleati, che continuano ad �occuparne� da 65 anni il territorio ed il mare. Fra
l�altro, come ricorda Alessandro Marescotti, responsabile di Peacelink:
�I propulsori nucleari
sono sottoposti al decreto legislativo 230/95 [13] relativo ai reattori nucleari in genere; tale normativa (che comporta
un obbligo di informazione alle popolazioni e la definizione di un piano di
emergenza nucleare) si applica quindi ad esempio a tutti i sottomarini
statunitensi i quali sono tutti a propulsione nucleare; per le armi nucleari
invece non vi � alcuna normativa che salvaguardi la popolazione e anzi le
autorit� militari Usa hanno l'ordine di non confermare e non smentire la
presenza a bordo di tali armi...� [14]
Il paradosso di un Paese che ha finora bandito, con un
referendum democratico, il c.d. �nucleare civile� ma � costretto, suo malgrado,
a convivere con armamenti e natanti nucleari � un evidente prova della follia
militarista, di fronte alla quale ogni garanzia di trasparenza democratica
risulta inesorabilmente cancellata.
�Ancora pi�
paradossale � che:
�... negli Stati Uniti,
per ragioni di sicurezza, le unit� militari a propulsione nucleare non sostano
e non attraccano nei porti commerciali. E sempre per ragioni di sicurezza le
navi commerciali non hanno propulsori nucleari a bordo. Un incidente nucleare
pu� provocare la fuoriuscita di plutonio la cui radioattivit� perdura per
millenni (si dimezza solo dopo 24 mila anni) provocando il cancro (il chimico
Enzo Tiezzi ha scritto: �Un chilo di plutonio disperso nell�ambiente
rappresenta il potenziale per 18 miliardi di cancro al polmone" ) [15]
Eppure a noi italiani, ed in particolare agli abitanti delle
citt� di una dozzina di porti (Augusta, Brindisi, Cagliari, Castellammare di
Stabia, Gaeta,
Esagerazioni? Allarmismi dei soliti antimilitaristi ?
Purtroppo la realt� � pi� grave di quanto la si possa dipingere, visto che
sappiamo bene cosa possiamo aspettarci dalla Protezione Civile in Italia,
soprattutto se a mettere i bastoni fra le ruote della sua gi� discutibile
organizzazione territoriale ci sono le forze armate e le secretazioni militari.
Ma di che cosa stiamo parlando, quando lamentiamo
l�insicurezza dei porti italiani?
� Per sicurezza
intendiamo l'applicazione di tutti quei sistemi tecnologici in grado di
prevenire o rimediare ai possibili problemi che possono insorgere durante il
funzionamento del reattore nucleare e che possono provocare gravi ripercussioni
sulle persone e sull'ambiente. In campo civile esistono numerosi sistemi di
sicurezza e di emergenza obbligatori, per� su un sottomarino tutto questo non �
fisicamente possibile, per ragioni di spazio e di funzionalit�. Di conseguenza
ci ritroviamo col paradosso che reattori nucleari che non otterrebbero la
licenza in nessuno dei paesi che utilizzano l'energia atomica, circolano invece
liberamente nei mari. Inoltre questi sottomarini affrontano condizioni
operative pericolose per via del loro impiego militare anche in tempo di pace
(esercitazioni, pattugliamento ecc. ) che possono comportare altri incidenti
(esplosione di siluri, collisioni, urti col fondale) dalle conseguenze
catastrofiche per l'impianto nucleare a bordo.� [16]
Fantascienza
da esaltati antinuclearisti? Non di certo, visto che correva l�anno 1968 quando
si verific� il primo incidente del genere e, guarda caso, proprio nel porto di
Napoli ! Si trattava del sottomarino americano Scorpion, che era stato coinvolto il 15 aprile di quel fatidico
anno in una tempesta, andando ad urtare la poppa contro una chiatta, che affond�.
Fu ispezionato� nello stesso porto.
Esplose poche settimane dopo - il 22 maggio 1968 - nell'Atlantico al largo
delle Azzorre, inabissandosi con il propulsore nucleare, due bombe atomiche e 99
uomini di equipaggio. Solo un mese prima lo stesso sottomarino era transitato
per il porto di Taranto...
Le poche
fonti disponibili, visto l�assordante silenzio che avvolge da sempre questi
gravissimi eventi, riportano che qualcosa di simile si verific� nel mar Jonio
sette anni dopo:
�La notte del 22 settembre 1975,
nello Jonio meridionale, la portaerei americana Kennedy si scontr� con
l'incrociatore (sempre americano) Belknap. Scoppi� un incendio che giunse a
pochi metri dalle testate nucleari dei missili Terrier e part� uno dei pi� alti
livelli di SOS nucleare, denominato "broken arrow". Ha commentato
l'esperto di questioni militari William Arkin: "Se le fiamme avessero raggiunto
i missili le possibilit� sarebbero state due: o le testate atomiche sarebbero
esplose con effetti facilmente immaginabili, oppure la nave sarebbe affondata a
poche miglia dalle coste di Augusta, zona frequentata dai pescherecci italiani,
con conseguenze ambientali molto gravi". �[...] Dell'SOS nucleare non si � saputo nulla
fino al 1989 quando l'ammiraglio Eugene Carrol diffuse quelle che il Corriere
del Giorno ha definito "agghiaccianti rivelazioni": "Una
catastrofe nucleare nello Ionio
l'abbiamo sfiorata quattordici anni
fa" (prima pagina del 26 maggio 1989)...� [17]
Uno degli
altri casi di cui si abbia notizia risale al luglio del 2000, quando un sottomarino
a propulsione nucleare della US Navy sub� un�avaria nel porto di
Nel 2003
"Piano di emergenza esterna relativo alla sosta di unit� navali militari a
propulsione nucleare nella rada di Gaeta. (Revisione 2001)." Questa citt�,
infatti, � stata per decenni base operativa della 6^ Flotta della US Navy e nella
sua rada attraccavano anche i sottomarini nucleari, ragion per cui le
preoccupazioni dei cittadini e delle associazioni risultavano pi� che fondate.
Secondo il documento (o meglio, le parti che ne sono state diffuse) le misure
di� sicurezza previste sarebbero in grado
di "assicurare la protezione delle popolazioni". Non era invece dello
stesso avviso Antonino Drago, docente di storia della fisica all�universit� di
Napoli, che sottolineava la scarsa plausibilit� scientifica del Piano.
�Di fatto, il rapporto si ritaglia una ipotesi tecnologica di
tutto di comodo: la fusione del nocciolo del reattore nucleare, senza che ci
sia fuoriuscita di sostanze� radioattive,
se non per la incontinenza parziale della terza protezione (oltre quelle� del rivestimento delle barre di combustibile
e del pentolone o vessel), in questo� caso
lo scafo intero del sommergibile nucleare: il rivestimento esterno pu� avere qualche
crepa e allora un po' di gas potrebbe sfuggire all'esterno. Ma questo pu� avvenire
solo in una primissima fase della fusione del nocciolo e non rappresenta affatto
lo "incidente massimo ipotizzabile", casomai quello quasi minimo.
[...] Come gli altri piani per le centrali civili, questi piani di emergenza
doveva no essere revisionati dopo Cernobyl. Ma si � aspettato a lungo. Alla
fine del 2001 il gioco di parole ("ipotesi credibile") � stato
ripetuto senza modifiche. D'altronde le autorit� non avevano vie d'uscita: o
rifiutare questi reattori nucleari su tutto il territorio nazionale dicendo
"No" anche agli USA, o subire le conseguenze di� un eventuale incidente con uno straccio di
piano di emergenza scritto per nascondere la realt�.[18]
Indipendentemente
dalla validit� scientifica delle ipotesi d�incidente prospettabili in uno dei
porti italiani che ospitano natanti a propulsione nucleare, il vero problema �
quello della totale assenza di trasparenza in materia, che fa a pugni con
l�esigenza di garantire alle popolazioni locali una corretta informazione sui
rischi che corre e su come le autorit� a ci� preposte pensano di
fronteggiarli.� Eppure su questo il
citato decreto legislativo 230/95 � molto esplicito, visto che agli articoli
129 e 130 parla di �obbligo di informazione� nei confronti della popolazione,
che avrebbe il diritto di essere informata senza neanche farne richiesta, visto
che di dovrebbe trattare di �informazioni...accessibili
al pubblico, sia in condizioni normali, sia in fase di preallarme o di
emergenza radiologica�.
�1. La
popolazione che rischia di essere interessata dall'emergenza radiologica viene
informata e regolarmente aggiornata sulle misure di protezione sanitaria ad
essa applicabili nei vari casi di emergenza prevedibili, nonch� sul
comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica. 2. L'informazione
comprende almeno i seguenti elementi: a) natura e caratteristiche della
radioattivit� e suoi effetti sulle persone e sull'ambiente; b) casi di
emergenza radiologica presi in considerazione e relative conseguenze per la
popolazione e l'ambiente; c) comportamento da adottare in tali eventualit�; d)
autorit� ed enti responsabili degli interventi e misure urgenti previste per
informare, avvertire, proteggere e soccorrere la popolazione in caso di
emergenza radiologica. 3. Informazioni dettagliate sono rivolte a particolari
gruppi di popolazione in relazione alla loro attivit�, funzione e
responsabilit� nei riguardi della collettivit� nonch� al ruolo che
eventualmente debbano assumere in caso di emergenza.� [19]
L�ultimo caso denunciato anche da VAS, � stato quello dello
scontro di due sommergibili nell�Atlantico, avvenuto nel febbraio 2009, che ha riproposto
il problema della sicurezza delle popolazioni residenti nelle citt� sedi di
porti in cui � consentito l�accesso di natanti nucleari.
Appare dunque pi� che legittimo chiedersi che cosa
succederebbe in un territorio densamente abitato come l�area metropolitana di
Napoli se dovesse succedere qualcosa di simile. Cosa accadrebbe in caso
d�incidente nucleare se lo � chiesto anche Angelica Romano, che si � soffermata
sulle conseguenze per la popolazione napoletana:
�Napoli � una metropoli
di oltre 3 milioni di persone, con una densit� di 8.567,79 abitanti per kmq,
altissima rispetto ad altre citt�. Come si potrebbe salvare da un pericolo
nucleare? [...] Per i reattori a basati sul plutonio...vi pu� essere una
dispersione nell�ambiente di questo elemento, caratterizzato da �potere cancerogeno e persistenza nell�organismo
molto elevati. Naturalmente le conseguenze sull�ecosistema marino e su tutta la
catena ecologico- alimentare a esso legata sono incalcolabili.�[20]
Ma allora che cosa possiamo fare per garantire ai cittadini
la conoscenza preventiva del rischio che corrono e dei provvedimenti che si
pensa di adottare in caso di emergenza nucleare?
E, soprattutto, � questo il vero problema o bisogna, in modo
pi� radicale, impedire l�accesso di ogni imbarcazione a propulsione nucleare
nei porti italiani, come peraltro gi� avviene in paesi come il Giappone,
3. Emergenza NUCLEARE nei porti: un �piano� che va piano
Dalla normativa vigente in Italia dal 1995, con successive
modificazioni ed aggiornamenti, scaturisce per le amministrazioni locali il
preciso obbligo di provvedere ad una �informazione
preventiva�. Da chi altri, del resto, i cittadini avrebbero dovuto avere
notizia del rischio di una potenziale �emergenza radiologica� e delle misure
predisposte per fronteggiarla? Eppure finora ben poco � trapelato di ci� che
tutti pur avrebbero diritto di conoscere, stando alla legge italiana. Per molti
anni gruppi e comitati aderenti all�associazione Peacelink si erano battuti perch� fosse osservata questa prescrizione,
ma solo dieci anni fa essa, finalmente, riusc� nel proprio intento di
controinformazione.
� La lunga lotta di
PeaceLink per conoscere i piani di emergenza cominci� a febbraio dell'anno 2000
[...] A settembre del 2000
Estratti
del Piano di emergenza nucleare per il porto di Taranto, pertanto, sono
consultabili sul sito di Peacelink.
In particolare, nella premessa di quel documento troviamo scritto che:
� Scopo
del presente piano � quello di salvaguardare, mediante l'adozione di idonee
misure di sicurezza, l'incolumit� delle popolazioni interessate dai pericoli
delle radiazioni derivanti da eventuali incidenti ad unit�� militari a propulsione nucleare.�
[22]
�
Il secondo caso di �disvelamento�, sia pur
parziale, dei Piani di emergenza predisposti per i porti soggetti a transito e
sosta di natanti nucleari � stato quello, gi� citato, di Gaeta. Anche allora, per�,
il documento era stato ottenuto grazie alla mobilitazione dal basso. In
entrambi i casi, dunque, non si capisce come si pensasse di salvaguardare
l�incolumit� degli abitanti tacendo sulle possibili emergenze e sulla
condotta da seguire in caso d�incidente nucleare.
Nel documento reso noto dalla Prefettura di Taranto
si afferma, fra l�altro, che il piano �verr� posto in atto automaticamente,
a cura delle Autorit�/Enti� a ci� preposti. Ma di quale� incredibile �automatismo� si parla? La verit�
� che le autorit� in questione sanno benissimo che non � possibile allertare
un�intera popolazione civile senza averle fornito per tempo uno straccio di
quella �informazione preventiva� cui ha pieno diritto.
Per�, si ribatte, c�� il problema della segretezza
da rispettare, quando si tratta di questioni che hanno una valenza
militare... Ebbene, � un pretesto del tutto inaccettabile, visto che in altri
paesi, europei e non, questi piani sono gi� da anni di pubblico dominio. Ma noi
italiani evidentemente siamo pi� realisti del re, come si usa dire. E
allora chi ci governa continua ottusamente a trincerarsi dietro gli �omissis�
ed a classificare dei piani di protezione civile come ��top secret� , alla faccia dei principi
elementari di trasparenza democratica e vanificando ogni tentativo di organizzare
efficienti misure di difesa civile.
Il terzo caso di rottura del muro di gomma che
circonda tali �piani di emergenza esterna� predisposti per i porti italiani potrebbe
essere ora quello di Napoli, visto che
Sta di fatto che il P.E.E. per Napoli difficilmente
sar� migliore di quello parzialmente pubblicizzato nel 2000 dalla Prefettura di
Taranto, in seguito alla mobilitazione di Peacelink.
�Le procedure d�emergenza del piano
prevedono l�allontanamento dell�imbarcazione, su cui si � verificato
l�incidente, entro un�ora, per evitare che le radiazioni investano le persone.
Ma la �contaminazione del suolo� (mare e fondali) resta comunque inevitabile.
Per i cittadini � prevista l�evacuazione dell�area interessata e la loro
sistemazione nelle scuole. Inoltre, il questore dovrebbe requisire, per
l�assistenza sanitaria, gli alberghi e, per �esigenze di trasporto�, gli autobus.
[...] in pochi minuti dovrebbe essere somministrato a migliaia di bambini e di
donne in gravidanza un prodotto per difendere la tiroide dalla nube
nucleare...Tale prodotto non � in dotazione a nessuna scuola e la protezione
civile ne sarebbe di fatto priva in caso di emergenza. Un�esplosione del
reattore nucleare comporterebbe inoltre la dispersione di plutonio , la cui
radioattivit� si dimezza in 24 mila anni. E� infine previsto che tutte le
informazioni da diramare agli organi d�informazione siano filtrate dall�ufficio
stampa della Prefettura.� [23]
Chiunque viva a Napoli e ne conosca le drammatiche
problematiche quotidiane si rende perfettamente conto che un piano d�emergenza
che, senza un�adeguata pubblicizzazione e preparazione preventiva dei diretti interessati,
pretenda d�intervenire efficacemente in una situazione di grave allarme come
quella ipotizzata sarebbe destinato a sicuro fallimento. Basta pensare al
quotidiano caos dei trasporti ed alla consueta disorganizzazione e scarsa
comunicazione reciproca delle varie amministrazioni pubbliche, infatti, per
capire che un�emergenza improvvisa � peraltro sconosciuta nella sua natura e
nelle sue caratteristiche agli stessi cittadini � avrebbe scarse possibilit� di
essere gestita adeguatamente e rischierebbe di trasformarsi in una tragedia
nella tragedia.
Ma come stanno le cose fuori del nostro Paese?� Sicuramente meglio, anche se dove di queste
cose si parla gi� da molti anni non sembra proprio che si siano trovate
soluzioni che vadano oltre una pi� efficiente gestione dell�emergenza in una
delle citt� che ospitino nei loro porti natanti a propulsione nucleare. �������������La risposta in termini di misure
di protezione, infatti, resta affidata sostanzialmente alle autorit� civili e militari,
mentre le misure sanitarie ricordano una vecchia canzone napoletana: �P�gliate
�na pastiglia�...
4. Uno sguardo alla situazione �di alcuni �stati �esteri
SPAGNA >
Proprio in questi giorni (21.12.2010)� l�organismo
competente in materia di protezione civile della �Comunit� Autonoma Valenciana ha approvato il �Piano di Emergenza Esterna del Porto di
Valencia� , in ottemperanza dell�art. 16 del Real Decreto 1259/1999,
relativo al �controllo dei rischi inerenti agli incidenti gravi nei quali
siano presenti sostanze pericolose� ed in base al decreto n. 19 del
3.11.2009 del Presidente di quella �Generalitat�.[24] Anche in Spagna si nota reticenza e lentezza
burocratica nel passaggio dalla norma nazionale all�attuazione a livello
locale, tenuto anche conto dell�autonomia accordata ad alcuni territori come,
appunto, la regione valenciana o
FRANCIA >� Nel mese di novembre 2010 si sono svolte nella citt� di
Toulon le esercitazioni nazionali di sicurezza civile. Il porto militare di
Tolone � particolarmente ampio (250 ettari) ed ospita, infatti, sottomarini
nucleari e la portaerei nucleare francese �Charles de Gaulle. Dal 2003 � stata
istituita una commissione per l�informazione su questo sito militare, per �rispondere a tutte le domande relative
all�impatto delle attivit� nucleari sulla salute e l�ambiente�. La commissione
� �composta da rappresentanti
dell�amministrazione civile dello Stato, da quelli degli interessi economici e
sociali, delle associazioni riconosciute di protezione dell�ambiente e delle
collettivit� locali�. Ad ogni cittadino, dunque, � possibile accedere alle
informazioni contenute nel sito dedicato al �Piano Particolare d�Intervento
(PPI Toulon)�, sfogliandone le pagine e trovando risposta alle pi�
comuni domande in materia. [26]
REGNO UNITO > E� stato regolarmente aggiornato,
dal 2001 al 2010, il �Portland Port Off-Site Reactor Emergency
Plan�, il cui testo, completo di allegati e planimetrie, � consultabile
con estrema facilit� sul sito dedicato [27],
a cura del Consiglio della Contea del Dorset. Il documento � molto chiaro sui
rischi ipotizzabili di contaminazione diretta o indiretta del territorio e
della sua popolazione, nonch� d�inquinamento radioattivo delle acque marine.
Seguono le contromisure applicabili, tenuto conto che il raggio di rischio va
da una zona rossa centrale (meno di 1 km) fino ad un anello esterno, compreso
tra 1,5 e 10 km. da essa. Ad ogni ipotesi di rischio corrisponde un intervento,
suddiviso in base a 3 livelli, da quello strategico (gold) al tattico (silver)
ed all�operativo (bronze). Il piano �
stato corredato da alcuni opuscoli divulgativi per i cittadini di Portland, uno
dei quali (realizzato nel marzo 2010) affronta l�emergenza radiologica in caso
d�incidente nucleare che si verificasse in quel porto. Le indicazioni e raccomandazioni
- sintetizzate nel motto: �Go in � Stay
in � Tune in� - a dire il vero non sembrano particolarmente
tranquillizzanti. Ai cittadini si riserva un ruolo del tutto passivo,
invitandoli a restare al chiuso e ad informarsi via radio, mentre la mobilitazione
riguarda solo le organizzazioni a ci� preposte.
U.S.A. > La normativa statunitense in materia
rimanda sostanzialmente all�azione svolta dall� U.S. National Nuclear Security
Administration (N.N.S.A.). Secondo questo Ente federale, �la sicurezza ambientale nel funzionamento
delle navi a propulsione nucleare degli USA costituirebbe la chiave per la loro
accettazione in patria e all�estero�. Grazie a questo rigoroso controllo
della radioattivit�, sempre secondo
CANADA > La situazione del Canada �
sottoposta alla normativa federale in materia, di cui si ha notizia visitando
il sito del ministero canadese della Sanit�, ed in particolare le pagine
riguardanti il Federal Nuclear Emergency Plan. [30]
In particolare, al punto 2.3.2 di questo documento, si affronta il caso di �un evento che coinvolga navi che visitino
il Canada o che transitino lungo le acque canadesi� . Un serio incidente ad
un natante a propulsione nucleare, infatti, viene considerato equivalente a
quello che potrebbe coinvolgere un impianto nucleare civile, sia pure con
effetti meno estesi. In questo piano di emergenza,
NUOVA ZELANDA > �La legislazione neo-zelandese ha previsto, con
una legge apposita, la creazione di una �Nuclear Free Zone�, al fine di �promuovere ed incoraggiare un contributo effettivo da parte della
Nuova Zelanda all�essenziale processo di disarmo ed al controllo internazionale
degli armamenti� , per citare il preambolo della stessa Legge. Da essa
deriva che l�ingresso di natanti nucleari nelle acque neozelandesi � sottoposto
ad una rigida e restrittiva autorizzazione del governo (art. 9), mentre quello
nelle acque interne del Paese � del tutto vietato (art. 11). [31]
5. CHE COSA
POSSIAMO FARE ?
Un
efficace slogan che circolava un po� di tempo fa tra gli antinuclearisti era: �Meglio attivi che radioattivi!�. Ecco:
dovremmo tornare a questo semplice concetto di naturale e spontanea autodifesa,
che nasce per� dalla consapevolezza che ognuno di noi ha da giocare una parte
anche in questioni che sembrerebbero troppo grandi e complicate per svolgere un
ruolo effettivo.
Di fronte
alla degenerazione verticista ed autoritaria di uno stato in cui la democrazia
� ridotta al solo esercizio del diritto di voto - fra l�altro in base a sistemi
elettorali a dir poco discutibili -�
lasciando per anni chi ci governa o amministra completamente libero di
fare qualsiasi scelta sulla nostra testa, dobbiamo riprenderci quel pezzo di
potere che spetta a tutti, cominciando da quello di protestare.
�Protestare per sopravvivere� (Protest and Survive), era il titolo di un libro di Edward P. Thompson,
che circolava negli anni �80. [32].
E� proprio questa la prima cosa da fare, se vogliamo cambiare le cose senza
aspettare che siano gli altri a risolverci i problemi. �Il pi� grande teorico italiano della
nonviolenza, Aldo Capitini, ha sottolineato la centralit� per un�alternativa
politica della diffusione di un �potere di tutti� (omnicrazia), che fa di ogni cittadino un soggetto attivo e responsabile, attuando quel
principio fondamentale di autogestione che Gandhi chiamava �swaraj�.
Il
principio fondamentale, contraddetto purtroppo dall�esperienza trentennale del
nostro Paese, � quello che la �protezione civile� diventi sempre pi� una
�difesa civile�: decentralizzata, autogestita dalle comunit� locali e capace di
organizzare e mobilitare i soggetti direttamente interessati alle possibili
emergenze, siano esse sismiche, vulcaniche, meteorologiche, ambientali o
nucleari. Gi� dagli anni �80, subito dopo il terremoto in Campania, il
movimento pacifista si era organizzato per ottenere una legge, che istituiva
una �protezione civile popolare�,
coinvolgendo i giovani campani in un servizio civile alternativo a quello
militare.[33]� L�assurdo fu che quella proposta, avanzata
dalla societ� civile e caldeggiata da alcune forze politiche, fu resa legge dal
Parlamento, ma venne subito dopo vanificata. Pur di non attuarne le previsioni,
infatti, il governo var� un provvedimento che esonerava dalla prestazione della
naja � e quindi anche del servizio civile sostitutivo � tutti i giovani delle
aree colpite dal sisma... Quello che � successo dopo, con l�organizzazione sempre
pi� centralizzata del servizio di protezione civile nazionale, � purtroppo evidente.
Questo �corpo� � stato impiegato in �emergenze� reali e fittizie � come quella
dei rifiuti in Campania, dopo ben 15 anni di commissariamento degli enti locali... � espropriando i cittadini ed
abituandoli all�idea che la protezione civile sia materia d�impiego anche per
le forze armate, militarizzando in tal modo anche una fondamentale risorsa di
autogestione del territorio e di difesa civile.
Ebbene,
contro il pericolo nucleare � si tratti di centrali elettriche, di natanti a
propulsione nucleare oppure di armi atomiche � i cittadini singoli, come le
intere comunit� locali interessate � hanno il diritto ed il dovere di
mobilitarsi per denunciare i rischi cui sono sottoposti e per opporsi a queste
scelte perniciose.
Il primo
passo, ovviamente, � ottenere il rispetto di quel diritto all�informazione che,
almeno sulla carta, dovrebbe essere garantito anche in queste materie. Il
secondo passo � quello di leggersi con attenzione i documenti che sono stati ottenuti
dalle autorit� competenti, condividendone il testo con tutti gli interessati e
soprattutto cercando di andare oltre il burocratese ed il gergo scientifico che
solitamente avvolge questo genere di messaggi, proprio per impedirne la
comprensione ai �non addetti ai lavori�.
Il terzo step di questo percorso � nel quale
sarebbe opportuno coinvolgere persone qualificate ed accedere ad una
documentazione alternativa - � demistificare asserzioni date per indiscutibili,
in base alle quali si costruiscono le teorie e normative con le quali sono
giustificate certe scelte.
Solo
allora � possibile costruire un movimento di opposizione che sappia mobilitare
sempre pi� persone, una volta che la controinformazione � circolata e che a
tutti sono chiare le possibili alternative.
� La presenza militare nel territorio
campano non � inevitabile. Gli esempi d� iniziative di vario tipo in altre
citt� italiane� e in altri paesi del
mondo...dimostrano la possibilit� di condizionare quella presenza, riuscendo,
nei casi pi� fortunati, a far sloggiare l�inquilino militare.[...] Non esistono
dunque pi� alibi che impediscano ai napoletani di essere informati in merito al
dettaglio di tali piani. A causa delle continue inadempienze sul tema
nucleare...
Nel suo �decalogo per i porti a rischio nucleare�,
Alessandro Marescotti� ha opportunamente
elencato alcune forme di mobilitazione diretta dei cittadini, che converrebbe
adottare in questi casi:
�1) Digiuno cittadino... preparato in precedenza in modo da
avere una durata adeguata alla "visita" dell'unit� navale nucleare;
2) Comunicati stampa locali: presentazione delle ragioni del digiuno e
richiesta di conoscenza del piano di emergenza nucleare; se esso fosse stato
diffuso, diffusione della conoscenza del piano con comunicati stampa che
evidenzino i rischi e le incongruenze.
3) ...Rrichiesta alle autorit� - Prefetto e Sindaco - di esercitazioni
cittadine di evacuazione della citt� (ogni piano prevede l'evacuazione).
4) Diniego per ragioni di sicurezza, [...]di attracco ....a unit� navali con
propulsione nucleare facendo esplicito riferimento alla non conoscenza o
all'inadeguatezza del piano di emergenza e alla non effettuazione in precedenza
di prove di evacuazione.
5) Trasparenza nucleare: richiesta alle autorit� - ai fini della tutela della
sicurezza della popolazione - di conoscere se siano presenti a bordo armi
nucleari.....
6) Comunicati stampa nazionali....���������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������������
7) Richiesta e studio del piano di emergenza... in virt� del Decreto
Legislativo 230/95...
8) Centro di documentazione: accedere agli archivi di www.peacelink.it sezione disarmo per
prelevare l'elenco dei porti a rischio nucleare e delle unit� navali che
comportano questo rischio, inserirvi i piani di emergenza, sviluppare un
dossier per ogni porto a rischio nucleare...
9) Conferenza stampa e archivio giornalisti: costruire una propria banca dati
dei giornalisti pi� sensibili da contattare....
10) Costruire eventi nonviolenti che abbiano un impatto visivo e documentarli
con le macchine fotografiche digitali; realizzare cartelloni colorati in giallo
con il simbolo nero della radioattivit� e fotografarsi di fronte alle basi
navali...� [35]
Questi �suggerimenti sono sicuramente molto utili. Noi
di VAS e le altre realt� che si stanno coordinando nel Comitato Pace Disarmo e Smilitarizzazione del Territorio, siamo
intenzionati ad organizzarci sempre meglio, per rendere effettiva la lotta dal
basso contro la piovra del militarismo e del nuclearismo ed in difesa della
salute e della vera sicurezza del cittadini di Napoli e della Campania.
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI
[1]�Pericolo nucleare a Nisida � Sottomarini nucleari nelle acque
dell�isola � � ROMA/Giornale di Napoli, 20.05.�96
e �Sottomarini a Nisida� � ROMA/Giornale di Napoli, 22.05.�96
2 Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Antonino_Drago_%28pacifista%29� e http://wapedia.mobi/it/Antonino_Drago_%28pacifista%29��
3 Antonino Drago, Difesa popolare nonviolenta, Torino, E.G.A., 2006. Vedi anche:
Ermete Ferraro, "La resistenza napoletana e le Quattro
Giornate: un caso storico di difesa civile e popolare", in: AA.VV.,
Una strategia di pace: la difesa civile
nonviolenta (pp.89-95), Bologna: FuoriTHEMA, 1993
4�
�I VAS: rischio nucleare. Via la portaerei �Enterprise� !�, IL
MATTINO, 06.06.�01 ; �Rischio nucleare nel porto di Napoli� ,
5 �Rischio nucleare: la portaerei
lascia oggi il golfo di Napoli. Gli ambientalisti contro l�Enterprise �,
ROMA/Giornale di Napoli, 12.02.�04;� �I
VAS chiedono che venga allontanata la portaerei �Truman� dal porto di Napoli� ,
ROMA/Giornale di Napoli, 06.07.�04 .
6 Ermete Ferraro, �Quale ecopacifismo? Ecologia, conservazionismo, ecologismo e ambientalismo� in:
�Biodiversit� a Napoli�, supplemento a �Verde Ambiente�), Roma, E.V.A. (XX, 2,
marzo-aprile 2004pp. 21-27)
7 Visita: http://www.paxchristinapoli.it�
8 Visita: http://www.pacedisarmo.org/pacedisarmo/articles/art_2073.html
. Nel 2008 il Comitato pace Disarmo e Smilitarizzazione della Campania ha
pubblicato un testo fondamentale su queste tematiche: Napoli chiama Vicenza � Disarmare i territori, costruire la pace (a
cura di Angelica Romano), quaderno Satyagraha n. 14,� Pisa, Gandhi Edizioni - 2008 (http://www.peacelink.it/libri/index.php?id=12)
9Ermete Ferraro, �Il signorn�
degli ecopacifisti, vasonline.it
�(marzo 2007) ; idem, "Una
scomoda verit�", www.vasonline.it
(ago.2007); idem, "Una mobilitazione ecopacifista per togliere
le basi alla guerra", su: http://napoli.indymedia.org (marzo 2009)
10 Ermete Ferraro, "La protesta dei VAS Napoli: porto, via
le navi nucleari", Il Napoli (26 nov. 2007); Idem, "AFRICOM: un altro migliaio di militari
USA...",� www.proletaria.it (dic. 2008);
Idem,"No Africom!" commento postato da E.F , www.napoli.indymedia.com
(dic. 2008); Idem, "AFRICOM: la posizione dei VAS" www.retecivicanapoli.org (mar.
2008); Idem e A. D�Acunto,�Oscuro
scontro di 2 sommergibili nucleari, francese ed inglese, nell'Atlantico: un
drammatico allarme per Napoli ed il suo Golfo� , http://www.pacedisarmo.org/pacedisarmo/articles/art_2449.html� (feb. 2009) ; Idem,� �Porti nuclearizzati? No grazie!�, http://napoli.indymedia.org:8383/node/7447 (feb. 2009); mag.
2010� > "Base US Navy di Napoli: chiuder�?"
, www.vasonlus.it (mag. 2009).
11 Visita: http://www.laciviltadelsole.org e http://www.facebook.com/?ref=home#!/group.php?gid=62693432041
� Su nucleare e pace visita anche il sito web di Antonio D�Acunto (http://www.terraacquaariafuoco,it
).
12 Ermete Ferraro, �Sicurezza nucleare nel porto di Napoli�, http://napoli.indymedia.org/node/14391
(7 dic.2010)
13 http://www.salute.gov.it/ipocm/resources/documenti/D_lgs_230-95.pdf
14 Alessandro Marescotti, Decalogo per i porti a rischio nucleare,
5.5.2004, www.peacelink.it/tools/author.php?u=6
15 ibidem
16 http://www.progettohumus.it/nucleare.php?name=porti
17 �Il rischio nucleare nei porti
italiani...� cit. � Visita: http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml
18�
Rita Bittarelli > Gaeta. Piano
di emergenza nucleare. Antonino Drago: �Documento senza alcuna validit�
scientifica, pieno di "credenze" e di strafalcioni� (9 Agosto
2003) > �http://www.peacelink.it/disarmo/docs/80.pdf
19. Lgs. 230/95 cit. � art. 130
20Angelica Romano, �Rischio nucleare�, in: Napoli chiama Vicenza, cit., p. 29
21 Fonte: ANSA 2005-06-10� http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/11592.html
22 Vedi: http://www.peacelink.it/disarmo/docs/80.pdf� (in particolare pp. 14-17)
22 Vittorio Moccia, �Che si pu� fare?�, in: �Napoli chiama Vicenza� cit. ,
pp.120-121
24 Consulta : http://www.bcn.es/bombers/es/quisom_funcions.html
25 Visita: http://www.ppitoulon.net/index.html
26 Visita: http://www.dorsetforyou.com/media.jsp?mediaid=146764&filetype=pdf
27 Visita: http://nnsa.energy.gov/ourmission/poweringnavy#hq
28
Jonathan Medalia, Terrorist Nuclear
Attacks on Seaports: Threat and Response, CRS reports for Congress, Jan.
2005, vedi: http://www.fas.org/irp/crs/RS21293.pdf
29 Vedi: http://www.hc-sc.gc.ca/hc-ps/pubs/ed-ud/fnep-pfun-1/plan-planification-eng.php#waters
30 Vedi il saggio di Andreas Reitzig, New Zealand�s Ban on Nuclear Propelled Ships
Revisited , Auckland University, 2005 - http://www.kuratrading.com/PDF/NuclearBan.pdf
31Edward P. Thompson, Protestare per sopravvivere, Napoli,
Pironti, 1982
32Vedi: Ermete Ferraro e Luigi Bucci,
"Servizio civile e protezione
popolare" , in: Il
Tetto, XVIII, N. 103 - gen.-feb. 1981 (pp. 39-48), Napoli
33 Vittorio Moccia, �Che si pu� fare?�, cit., p. 119-123
34 A. Marescotti, Decalogo per i
porti a rischio nucleare > http://www.peacelink/tools/author.php?u=6
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
(*) Ermete Ferraro (Napoli 1952) insegna materie letterarie nella scuola media ed �
animatore socio-educativo e amministratore sociale. Tra i primi obiettori di
coscienza napoletani, fin dagli anni �70 � un attivista antimilitarista,
nonviolento ed ecopacifista. Fondatore e responsabile dei Verdi napoletani, che
ha rappresentato anche nelle istituzioni locali (dal 1987 al 1997 alla Circoscrizione
Vomero e dal 1990 al 1995 alla Provincia di Napoli), dalla met� degli anni �90
� attivamente impegnato con l�associazione di protezione ambientale VAS onlus.
Di essa � membro del Coordinamento della Campania, consigliere nazionale e
referente nazionale per l�ecopacifismo.��
����(Web: www.ermeteferraro.it� - email: [email protected] )
[1] �Pericolo nucleare a Nisida � Sottomarini nucleari nelle acque
dell�isola � � ROMA/Giornale di Napoli, 20.05.�96 e �Sottomarini a Nisida� (com.
stampa di H. Ferraro) � ROMA/Giornale di Napoli, 22.05.�96
[2] Vedi: http://it.wikipedia.org/wiki/Antonino_Drago_%28pacifista%29� e http://wapedia.mobi/it/Antonino_Drago_%28pacifista%29��
[3] Antonino
Drago, Difesa popolare nonviolenta, Torino, E.G.A., 2006. Vedi anche:
Ermete Ferraro, "La resistenza
napoletana e le Quattro Giornate: un caso storico di difesa civile e
popolare", in: AA.VV., Una strategia di pace: la difesa civile
nonviolenta (pp.89-95), Bologna: FuoriTHEMA, 1993
[4]� �I VAS: rischio nucleare. Via
la portaerei �Enterprise� !�,
IL MATTINO, 06.06.�01 ; �Rischio
nucleare nel porto di Napoli� ,
[5] �Rischio
nucleare: la portaerei lascia oggi il golfo di Napoli. Gli ambientalisti contro
l�Enterprise �,
ROMA/Giornale di Napoli, 12.02.�04;� �I VAS chiedono che venga allontanata la
portaerei �Truman� dal porto di Napoli� , ROMA/Giornale di Napoli,
06.07.�04 .
[6] Ermete
Ferraro, �Quale ecopacifismo? Ecologia,
conservazionismo, ecologismo e ambientalismo� in: �Biodiversit� a
Napoli�, supplemento a �Verde Ambiente�), Roma, E.V.A. (XX, 2, marzo-aprile
2004pp. 21-27)
[7] Visita: http://www.paxchristinapoli.it�
[8] Visita: http://www.pacedisarmo.org/pacedisarmo/articles/art_2073.html
. Nel 2008 il Comitato pace Disarmo e Smilitarizzazione della Campania ha
pubblicato un testo fondamentale su queste tematiche: Napoli chiama Vicenza � Disarmare
i territori, costruire la pace (a cura di Angelica Romano), quaderno
Satyagraha n. 14,� Pisa, Gandhi Edizioni
- 2008 (http://www.peacelink.it/libri/index.php?id=12)
[9] Ermete Ferraro, �Il signorn�
degli ecopacifisti, vasonline.it
�(marzo 2007) ; idem, "Una scomoda verit�",
www.vasonline.it (ago.2007); idem, "Una mobilitazione
ecopacifista per togliere le basi alla guerra", su: http://napoli.indymedia.org
(marzo 2009)
[10] Ermete Ferraro, "La protesta dei VAS Napoli: porto, via le navi nucleari",
Il Napoli (26 nov. 2007); Idem, "AFRICOM:
un altro migliaio di militari USA...",� www.proletaria.it (dic. 2008);
Idem,"No Africom!"
commento postato da E.F , www.napoli.indymedia.com (dic.
2008); Idem, "AFRICOM: la
posizione dei VAS" www.retecivicanapoli.org (mar.
2008); Idem e A. D�Acunto,�Oscuro
scontro di 2 sommergibili nucleari, francese ed inglese, nell'Atlantico: un
drammatico allarme per Napoli ed il suo Golfo� , http://www.pacedisarmo.org/pacedisarmo/articles/art_2449.html� (feb. 2009) ; Idem,� �Porti
nuclearizzati? No grazie!�, http://napoli.indymedia.org:8383/node/7447 (feb. 2009); mag.
2010� > "Base US Navy
di Napoli: chiuder�?" , www.vasonlus.it (mag.
2009).
[11] Visita: http://www.laciviltadelsole.org e http://www.facebook.com/?ref=home#!/group.php?gid=62693432041
� Su nucleare e pace visita anche il sito web di Antonio D�Acunto (http://www.terraacquaariafuoco,it
).
[12] Ermete
Ferraro, �Sicurezza nucleare nel porto di Napoli�, http://napoli.indymedia.org/node/14391
(7 dic.2010)
[14] Alessandro
Marescotti, Decalogo per i porti a rischio nucleare, 5.5.2004, www.peacelink.it/tools/author.php?u=6
[15] ibidem
[17] �Il rischio nucleare nei porti
italiani...� cit. � Visita: http://www.peacelink.it/tematiche/disarmo/porti.shtml
[18] �9 Agosto 2003 > Rita Bittarelli > Gaeta.
Piano di emergenza nucleare. Antonino Drago: �Documento senza alcuna validit�
scientifica, pieno di "credenze" e di strafalcioni� http://www.peacelink.it/disarmo/docs/80.pdf
[19] D. Lgs. 230/95
cit. � art. 130
[20] Angelica
Romano, �Rischio nucleare�, in: Napoli chiama Vicenza, cit., p. 29
[21] Fonte: ANSA 2005-06-10 �http://www.tarantosociale.org/tarantosociale/a/11592.html
[22] Vedi: http://www.peacelink.it/disarmo/docs/80.pdf� (in
particolare pp. 14-17)
[23] Vittorio
Moccia, �Che si pu� fare?�,
in: �Napoli
chiama Vicenza� cit. , pp.120-121
[29]
Jonathan Medalia, Terrorist Nuclear Attacks on Seaports: Threat and Response, CRS
reports for Congress, Jan. 2005, vedi: http://www.fas.org/irp/crs/RS21293.pdf
[31] Vedi il saggio di Andreas
Reitzig, New Zealand�s Ban on Nuclear Propelled Ships Revisited ,
[32] Edward P.
Thompson, Protestare per sopravvivere, Napoli, Pironti, 1982
[33] Vedi: Ermete Ferraro e Luigi Bucci, "Servizio civile e protezione
popolare" , in: Il
Tetto, XVIII, N. 103 - gen.-feb. 1981 (pp. 39-48), Napoli
[34] Vittorio
Moccia, �Che si pu� fare?�, cit., p. 119-123
[35] A. Marescotti, Decalogo per i porti a rischio nucleare > http://www.peacelink/tools/author.php?u=6
(*) Ermete Ferraro (Napoli 1952)
insegna materie letterarie nella scuola media ed � animatore socio-educativo e
amministratore sociale. Tra i primi obiettori di coscienza napoletani, fin
dagli anni �70 � un attivista antimilitarista, nonviolento ed ecopacifista.
Fondatore e responsabile dei Verdi napoletani, che ha rappresentato anche nelle
istituzioni locali (dal 1987 al 1997 alla Circoscrizione Vomero e dal 1990 al
1995 alla Provincia di Napoli), dalla met� degli anni �90 � attivamente
impegnato con l�associazione di protezione ambientale VAS onlus. Di essa �
membro del Coordinamento della Campania, consigliere nazionale e referente
nazionale per l�ecopacifismo.�������������������������������������������������������������
������������������������������������������������������������������(Web: www.ermeteferraro.it� - email: [email protected] )